Che cos’è l’obesità
L’obesità è una malattia cronica complessa caratterizzata da un eccesso di grasso corporeo che può compromettere le condizioni generali di salute della persona.
Conseguenze e rischi dell’obesità
L'obesità è associata a un aumento di rischio di complicanze come diabete di tipo 2, infertilità, apnee notturne, malattie cardiovascolari, metaboliche, osteoarticolari, oncologiche e mentali. Inoltre l’obesità può avere impatto negativo sulla qualità di vita della persona, investendo la sua autonomia personale, le sue capacità lavorative, sociali e la sfera affettiva, incrementando anche il rischio di mortalità.
Obesità: la diagnosi
Quando si è obesi? Molti si domandano a quanti chili si è obesi, ma l’obesità non è semplicemente una questione di peso.
Infatti la diagnosi di obesità è formulata attraverso un esame obiettivo che prevede la rilevazione di diversi indici e misure.
Uno tra questi è l’indice di massa corporea (o body mass index, BMI), calcolato come peso in chilogrammi diviso per il quadrato dell’altezza espressa in metri. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità può essere diagnosticata negli adulti in presenza di un indice di massa corporea maggiore o uguale a 30. Si tratta di una misura pratica e facilmente calcolabile, ma semplicistica, in quanto non consente di determinare la massa grassa e, di conseguenza, il rischio di complicanze per i pazienti. Un individuo, ad esempio, potrebbe trovarsi in condizione di sovrappeso (indice di massa corporea tra 25 e 30), ma presentare elevate quantità di massa grassa addominale, con un rischio maggiore per la salute rispetto a un individuo con obesità conclamata e indice di massa corporea più alto.
Un’ulteriore misura è la circonferenza della vita: una circonferenza maggiore di 94 centimetri negli uomini e 80 centimetri nelle donne è solitamente associata a un più alto rischio cardiovascolare e oncologico.
Inoltre, con l’analisi dell’impedenza bioelettrica è possibile stimare in modo non invasivo la composizione del corpo in massa magra, massa grassa e acqua corporea. L’esame fisico si correda di una valutazione del funzionamento motorio del paziente, del suo livello di autonomia e di esami di laboratorio per determinare il rischio cardiovascolare e la presenza di eventuali patologie concomitanti.
In età pediatrica, l’obesità nei bambini viene calcolata ricorrendo all’indice di massa corporea, calcolato in funzione dell’età e del sesso biologico. Per esempio, un bambino di oltre 2 anni può essere diagnosticato come obeso se il suo indice di massa corporea è superiore al 95% dei suoi coetanei di sesso maschile.
Livelli di gravità dell’obesità
L’obesità può essere classificata in base a livelli di gravità, attraverso l’utilizzo dell’indice di massa corporea. Esistono tre classi generali di obesità a cui fare riferimento per individuare quali trattamenti sanitari adottare per ogni paziente:
- obesità di grado I, con indice di massa corporea superiore a 30 e inferiore a 35;
- obesità di grado II, con indice di massa corporea superiore a 35 e inferiore a 40;
- obesità di grado III, detta obesità severa, se l’indice di massa corporea supera i 40. Si tratta di una condizione potenzialmente invalidante per l’autonomia personale di chi ne è affetto.
Obesità: aspetti psicologici
Numerosi studi supportano un forte legame tra obesità e salute mentale. Questa relazione sembra essere di tipo bidirezionale: se i disturbi psichici aumentano il rischio di obesità, anche l'obesità sembra aumentare, a sua volta, il rischio di sviluppare disturbi mentali. I disturbi psichici possono favorire il rischio di obesità per diversi motivi: ad esempio, il disagio emotivo può incidere sull’instaurarsi di comportamenti disfunzionali, come minori ore di sonno, ridotta attività fisica e cattive abitudini alimentari, fattori associati allo sviluppo dell'obesità; inoltre alcuni psicofarmaci possono favorire il rischio di aumento ponderale e resistenza all'insulina, contribuendo alla genesi dell’obesità.
L'obesità rappresenta un fattore di rischio per i disturbi mentali. Diverse ricerche, infatti, suggeriscono che nelle persone con obesità, una percentuale tra il 20% e il 60% è affetta anche da disturbi psichici. Tra le condizioni psicologiche rilevate più frequentemente nei pazienti obesi si riscontrano:
- Depressione. La relazione tra eccesso di peso e sintomi depressivi è evidenziata da numerosi studi, che suggeriscono una prevalenza maggiore di depressione nelle donne con obesità, probabilmente a causa dell’impatto dei canoni estetici femminili basati sulla magrezza, veicolati dalla società. Circa un terzo dei candidati alla chirurgia bariatrica riferisce di aver sperimentato sintomi depressivi o una depressione diagnosticata prima dell’intervento;
- Ansia. I disturbi d’ansia sono comuni tra coloro che si sottopongono a chirurgia bariatrica, come il disturbo d’ansia sociale stimato nel 9% dei pazienti. Alla luce dell’importanza attribuita dalla società alla magrezza come indicatore di bellezza, molti pazienti con obesità riferiscono un aumento dell’ansia nelle situazioni sociali;
- Insoddisfazione per l’immagine corporea. Il grado di insoddisfazione sembra essere correlato alla quantità di peso in eccesso nella persona e svolge un ruolo cruciale nella richiesta di trattamento;
- Bassa autostima. L'obesità può avere un impatto sull'autostima di un individuo. Per alcuni individui, potrebbe essere difficile riconoscere e apprezzare risorse personali e capacità, a causa della loro lotta con il peso;
- Stigma e discriminazione. L'obesità, e in particolare l'obesità estrema, può contribuire all'esperienza di discriminazione in diversi contesti, come istruzione, lavoro e persino assistenza sanitaria. Gli individui obesi hanno meno probabilità di completare la scuola superiore, hanno meno probabilità di sposarsi e in genere guadagnano meno soldi rispetto alle persone con peso corporeo medio. Queste esperienze possono essere ancora più comuni tra coloro che soffrono di obesità grave.
Trattamento dell’obesità
Curare l’obesità è importante perché permette di intervenire sulle patologie a essa associate (dette comorbilità), in grado di inficiare lo stato di salute di una persona quando è obesa e la sua qualità di vita, nonché di esporla a un rischio più alto di mortalità. Generalmente, l’effetto del trattamento è proporzionale al calo dell’indice di massa corporea; pertanto, più elevato sarà il calo ponderale, più elevati saranno i vantaggi sul piano della salute per il paziente.
Le tipologie disponibili di trattamento per l’obesità sono le seguenti:
- Educazione a uno stile di vita corretto. Si applica a pazienti con qualsiasi indice di massa corporea ed è basato sull’introduzione di una dieta varia, sana e ipocalorica e sull’esercizio fisico aerobico;
- Terapia farmacologica. Raccomandata in aggiunta ai cambiamenti allo stile di vita del paziente, solo in presenza di un indice di massa corporea pari o superiore a 30, oppure in condizioni di sovrappeso con elevato rischio e comorbilità. Tra i farmaci in commercio in Italia vi sono orlistat, liraglutide e naltrexone/bupropione;
- Chirurgia bariatrica. Si adotta in caso di obesità severa o di gravi patologie concomitanti. Tra i più comuni interventi implementati in Italia vi sono il by-pass gastrico e la sleeve gastrectomy.
Le varie opzioni di trattamento vengono considerate in base alle caratteristiche del paziente, del grado di obesità presentata e delle eventuali comorbilità.
Psicoterapia dell’obesità
Alla luce dei fattori psicologici coinvolti nell’obesità, la psicoterapia, e in particolare la psicoterapia cognitivo comportamentale, rappresenta un’opzione di trattamento in grado di coadiuvare i protocolli farmacologici e chirurgici. La psicoterapia cognitivo comportamentale è riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale come trattamento di prima scelta tra gli approcci psicologici, rivelandosi utile nel superare gli ostacoli legati alla perdita di peso e nel mantenimento del peso conseguito.
La psicoterapia cognitivo comportamentale si concentra sui comportamenti e pensieri legati alle nostre abitudini di vita scorrette. Con l’aiuto della psicoterapia, possiamo riconoscere e modificare schemi di pensiero, credenze e convinzioni disfunzionali che ci spingono ad alimentarci in modo eccessivo, malsano e riducono la possibilità di perdere peso o l’efficacia dei nostri sforzi. Tali pensieri hanno inoltre un intenso impatto emotivo e possono generare stati d’animo negativi come delusione, senso di colpa, frustrazione, in grado di ostacolare il raggiungimento dei nostri obiettivi in fatto di alimentazione.
Con la ristrutturazione cognitiva, la psicoterapia cognitivo comportamentale supporta i pazienti nel modificare il proprio modo di vedere se stessi e il cibo, favorendo una maggiore motivazione verso piccoli, graduali e specifici obiettivi, come l’introduzione di nuovi cibi più sani, la riduzione delle calorie giornaliere e il coinvolgimento in attività fisica. Iniziare da obiettivi comportamentali più semplici, consente di sperimentare piccoli successi, creando un senso di padronanza e controllo sul proprio comportamento, e aumentando la motivazione verso un ulteriore cambiamento. Attraverso il monitoraggio e il mantenimento dei risultati raggiunti, la psicoterapia ci aiuta a far diventare il nuovo piano alimentare parte integrante della nostra quotidianità.
Cause dell’obesità
L’obesità è il risultato di uno squilibrio tra apporto energetico acquisito attraverso l’alimentazione e dispendio energetico. In molti casi, l’obesità è una malattia multifattoriale, risultato di vari fattori interagenti tra loro: genetica, ambiente, storia familiare e clinica, metabolismo e comportamento. Alcuni ambienti “obesogeni” possono esacerbare il rischio di obesità in adulti e bambini, attraverso una minore disponibilità e accessibilità economica di cibo sano e, parallelamente, una maggiore disponibilità di alimenti ipercalorici, zone abitate prive di spazi verdi o pedonali per l’aggregazione sociale e diffusione di abitudini di vita sedentarie.
La ricerca ha dimostrato inoltre un’associazione tra sonno scarso e di scarsa qualità e aumento dell’indice di massa corporea: non dormire a sufficienza e bene, può renderci inclini a mangiare troppo e a non riconoscere i segnali di sazietà del nostro organismo. Elevati livelli di stress, a breve e lungo termine, possono stimolare il rilascio di ormoni, come il cortisolo, che controllano gli equilibri energetici e l’impulso alla fame, fattori che possono favorire un’eccessiva alimentazione e un conseguente accumulo di grasso in eccesso.
Alcune patologie, come la sindrome metabolica e la sindrome dell'ovaio policistico, possono causare l'aumento di peso.
I fattori genetici possono svolgere un ruolo importante nell’incremento del rischio di obesità in alcuni individui: in tal caso, apportare cambiamenti sani allo stile di vita può aiutare ad abbassare tale rischio. Esistono, infine, alcuni farmaci che possono favorire l’aumento ponderale, come antidepressivi, antipsicotici, betabloccanti, insulina e glucocorticoidi.
Diffusione dell’obesità
Nel 2019, si stima che 5 milioni di decessi siano stati causati da un indice di massa corporea superiore a quello ottimale.
I tassi di sovrappeso e obesità nel mondo continuano ad aumentare, sia negli adulti - in cui la percentuale è raddoppiata nel triennio 1990-2022 - che nei bambini - in cui è addirittura quadruplicata. In Italia, nel 2021 le persone adulte obese erano l’11.5% della popolazione totale, circa 4 milioni di individui.
L'obesità rappresenta l’altra faccia della medaglia della malnutrizione, e ad oggi costituisce un problema di salute pubblica non solo nei paesi ad alto reddito, ma a livello mondiale.
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