Che cos'è la Terapia Dialettico Comportamentale
La Terapia Dialettico Comportamentale (Dialectic Behaviour Therapy, abbreviata in DBT) è una psicoterapia di dimostrata efficacia per i pazienti con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, anche nei casi in cui siano presenti comportamenti autolesivi o tendenze suicidarie.
Che tipo di trattamento propone la DBT
La Terapia Dialettico Comportamentale prevede una complessa organizzazione della proposta di trattamento che coinvolge un team multidisciplinare di specialisti che lavorano in modo coordinato per dare risposta alla complessità dei bisogni dei pazienti che vengono presi in carico.
Infatti nella DBT si parla di co-terapia proprio perché è previsto il coinvolgimento di più specialisti curanti che offrono diversi interventi, tra cui:
- La psicoterapia individuale
- Un intervento di gruppo di apprendimento di abilità psicosociali (definito “skills training”)
- Il trattamento farmacologico (ove necessario)
- Momenti di consultazione telefonica con il paziente
- Momenti di consultazione tra terapeuti per il confronto e la gestione dei trattamenti in atto
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Come funziona la Terapia Dialettico Comportamentale
Poiché la difficoltà a regolare e gestire le emozioni e il comportamento è centrale nel disturbo borderline, la terapia DBT prevede un approccio bilanciato tra strategie di cambiamento e strategie di accettazione (chiamato approccio dialettico), andando a lavorare su alcuni aspetti psicopatologici specifici, tra cui la disregolazione emotiva e comportamentale, la gestione delle crisi, l’instabilità dell’immagine di sé e dell’altro, l’instabilità delle relazioni interpersonali.
Nella Terapia Dialettico Comportamentale la psicoterapia individuale viene combinata e affiancata da interventi di gruppo (skill training) finalizzati all’apprendimento di specifiche abilità di regolazione emotiva, di gestione della sofferenza e dell’angoscia e di gestione delle interazioni e relazioni interpersonali.
Efficacia della Terapia Dialettico Comportamentale
La DBT è inclusa nelle Linee Guida dell’American Psychiatric Association (2001) e nelle Linee Guida NICE (2009) tra le terapie “Evidence Based”, cioè di provata efficacia empirica, per il trattamento del disturbo borderline e per questo motivo rappresenta uno dei trattamenti di prima scelta per i pazienti con questo disturbo.
Numerosi studi empirici hanno dimostrato in modo sempre più consolidato l’efficacia della terapia dialettico comportamentale nel Disturbo Borderline di Personalità soprattutto nella riduzione degli agiti autolesivi e dei comportamenti suicidari, del ricorso all’ospedalizzazione, dell’abbandono delle cure, dell’abuso di sostanze e nell’incremento delle abilità psicosociali e di regolazione delle emozioni.
Come si è evoluta la DBT
La DBT è stata sviluppata da Marsha Linehan, professoressa e ricercatrice di Psicologia Clinica presso la Washington University di Seattle (USA) negli anni Ottanta.
Si tratta di un trattamento psicoterapico originariamente sviluppato per soggetti con condotte parasuicidarie o suicidarie e in seguito applicato a soggetti con disturbo di personalità borderline.
Nel corso del tempo la Terapia Dialettico Comportamentale si è adattata per il trattamento di altre condizioni psicopatologiche in cui la disregolazione emotiva gioca un ruolo importante, quali i disturbi dell’alimentazione (bulimia, binge eating), la dipendenza da sostanze e da alcol, la tendenza all’autolesionismo e la suicidalità nell’adolescenza.
La teoria biosociale su cui si fonda la Terapia Dialettico Comportamentale
Secondo la DBT la difficoltà a regolare e gestire le emozioni e il comportamento hanno un ruolo importante in diversi disturbi psicologici, come il disturbo borderline; tale difficoltà sarebbe il risultato della combinazione di molteplici fattori, illustrati in quello che viene chiamato “modello biosociale e dialettico”.
La teoria biosociale della personalità sostiene che non esiste un’unica causa che porta allo sviluppo del disturbo borderline di personalità, ma che si tratta di un disturbo che ha cause multifattoriali. Secondo questa teoria il funzionamento mentale è il risultato di fattori temperamentali-biologici e ambientali che interagiscono tra loro; tra questi troviamo una elevata vulnerabilità emotiva di partenza e un ambiente invalidante durante l’infanzia.